Bartonellosi: la malattia da graffio di gatto

Bartonellosi: la malattia da graffio di gatto


La bartonellosi è comunemente conosciuta come la “malattia del graffio”. Sotto questo nome sono in realtà riunite infezioni causate da diverse specie di questo batterio. Quello più comune, a cui in genere si fa riferimento, è il Bartonella Henselae.

Si tratta di un batterio portato principalmente dai gatti (ma anche conigli e topi possono averlo), e trasmesso da un micio all’altro attraverso le pulci. La bartonellosi è una zoonosi, ovvero una di quelle malattie trasmissibili dagli animali all’uomo.

Mentre nel gatto la bartonellosi è asintomatica, nell’uomo può avere conseguenze più o meno gravi, e si manifesta in diversi modi.

Sintomi della malattia da graffio

I sintomi di bartonellosi compaiono nell’uomo in seguito ad un graffio o ad un morso di gatto. Più raramente, può essere trasmessa attraverso la saliva dell’animale, che a sua volta deve aver leccato una zona del corpo infetta o avere ferite infette nel cavo orale. Gli animali che più facilmente sono portatori di bartonellosi sono i randagi, o i gattini con meno di sei mesi. Allo stesso modo, i più soggetti a sviluppare bartonellosi sono bambini e ragazzi, o persone immunodepresse. In quest’ultimo caso le conseguenze possono essere davvero gravi. Vediamo i segnali di questa malattia:

  • Dopo 3 – 10 giorni dal graffio o morso, sulla cute compare una papula nel punto dove si è insediato il batterio. Il rigonfiamento presenta quasi sempre una crosta, più raramente una vera e propria pustola.
  • In seguito, la papula si riassorbe, mentre nel giro di poche settimane cominciano a gonfiarsi i linfonodi adiacenti. Le zone più soggette sono ascelle, inguine, collo. I linfonodi possono essere doloranti, ed a volte possono divenire purulenti.
  • Se un soggetto infetto si tocca gli occhi, è possibile che sviluppi una particolare forma di congiuntivite, detta Sindrome di Parinaud. 
  • Dopo il rigonfiamento dei linfonodi, possono comparire altri sintomi quali: febbre, cefalee, debolezza diffusa, dolore alle articolazioni.
  • In casi rari la sintomatologia può presentarsi particolarmente grave, e comprendere: mancanza di appetito, nausee e vomito, encefalopatie, neuroretiniti, atrite, mielite.

Diagnosi e cura

La diagnosi di bartonellosi si effettua con analisi del sangue, colture batteriologiche, biopsia dei linfonodi. Spesso è possibile collegare direttamente i sintomi al contatto con un gatto, e sospettare con un discreto grado di certezza la bartonellosi. Pur trattandosi di una malattia decisamente fastidiosa, per i soggetti immunocompetenti ed in buono stato di salute generale, la prognosi sarà lunga (2 – 4 mesi) ma positiva. In questo caso la cura prevederà antidolorifici ed antinfiammatori per alleviare i dolori, i quali possono diminuire anche grazie ad impacchi caldi e, nei casi più gravi, con l’aspirazione di liquidi dai linfonodi ingrossati. Solo quando il paziente è immunodepresso o in condizioni di grave debolezza, si ricorre all’uso di antibiotici, a volte anche combinati tra di loro, per un periodo relativamente lungo (fino a 6 settimane).

Prevenzione della Bartonellosi

La miglior cura, come sempre è la prevenzione. Sebbene sia difficile riconoscere un gatto affetto da bartonellosi poiché nei felini la malattia è asintomatica, ci sono alcune regole e precauzioni che possono ridurre il rischio di contagio. Tenere pulita la lettiera, evitare il contatto con animali selvatici, lavarsi accuratamente le mani dopo aver toccato il gatto.

Disinfettare attentamente e prontamente eventuali morsi o graffi di gatto, anche se all’apparenza superficiali e non gravi. In caso di dubbio, è bene consultare immediatamente il medico per procedere con una eventuale diagnosi tempestiva, soprattutto se si tratta di bambini piccoli o soggetti immunodepressi.