La sindrome orellanica nei cani e gatti: cos’è e cosa fare
La sindrome orellanica è una patologia conseguente all’introduzione dell’organismo di una particolare molecola, l’orellanina.
Essa si trova nei funghi delle specie Cortinarius Orellanus e Cortinarius Rubellus. In particolare il primo, è un fungo altamente presente sul territorio italiano, ed a cui è bene prestare attenzione.
La tossina in questione è in grado di provocare il blocco renale, poiché impedisce il rilascio dell’ATP (adenosina trifosfato), e porta come conseguenza la necrosi delle cellule dei reni.
Tutto l’organismo quindi ne risente, e l’intossicazione non curata in tempo può avere esiti che vanno dalla morte alla dialisi permanente o al trapianto di reni.
Fasi della sindrome orellanica
Come la sindrome falloidea, la sindrome orellanica è una patologia a lunga latenza, ovvero i cui sintomi e conseguenze possono insorgere ore o giorni dopo l’ingestione, rendendo così difficile agire tempestivamente.
- La fase latente ha una durata variabile tra qualche ora e due o tre giorni
- La fase gastroenterica. Il soggetto ha lievi sintomi di malessere, comprendenti nausea, inappetenza, stanchezza. Spesso questi sintomi sono accompagnati da un forte desiderio di bere, vomito e/o diarrea. Questa fase dura da alcune ore a pochi giorni, poi i sintomi vanno in remissione. Il periodo di remissione è nuovamente variabile, tra i 7 ed i 20 giorni.
- La fase renale. Se la fase precedente potrebbe non allarmare in quanto a volte lieve e quindi sottovalutata, nella fase renale si manifestano i sintomi dell’insufficienza renale acuta. Forti dolori, cefalee, sensazione di sete, poliuria seguita da oliguria e anuria (assenza di minzione). In questa fase i reni sono ormai compromessi, e la loro funzionalità non è più recuperabile.
Cosa fare in caso di sindrome orellanica
Purtroppo data la lunghezza delle sue fasi, spesso la sindrome orellanica viene riconosciuta come tale solamente quando ormai la tossina ha compromesso irrimediabilmente la funzionalità renale. Proprio per questo è necessario prestare molta attenzione ai funghi in presenza dei nostri amici animali.
Sebbene i funghi non siano alimenti generalmente destinati a cani e gatti, è possibile che un animale domestico ne ingerisca accidentalmente una certa quantità. Soprattutto i cani, magari durante una passeggiata in aree boschive, sono a rischio di intossicazione da funghi.
Se sappiamo per certo o sospettiamo che il nostro animale abbia mangiato un fungo velenoso, la prima cosa da fare è farlo vomitare, per espellere le tossine prima che facciano danni. Se possibile poi è buona norma raccogliere un campione del fungo incriminato per capire di quale specie si tratti.
Se compaiono sintomi di intossicazione anche lievi (vomito, diarrea ecc), non siamo sicuri di cosa l’abbia provocata e c’è la possibilità che si tratti di funghi, meglio rivolgersi immediatamente al veterinario.