Anagrafe canina: il registro dei cani identificati con microchip o tatuaggio in Italia
L’anagrafe canina registra ogni cane e la sua struttura, permettendogli di essere riconosciuto nella sua unicità. Si tratta di una banca dati, istituita dal Ministero della Salute insieme alle Amministrazioni Regionali per garantire al cane sicurezza e sanità, tutelarne la vita, diminuire i casi di abbandono con conseguente randagismo.
In un primo momento l’Articolo 3, comma 1 della Legge 281/1991 prevedeva che fossero le singole Regioni a stabilire, una volta istituita l’anagrafe, le modalità per l’iscrizione:
“Le Regioni disciplinano con propria legge, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, l’istituzione dell’anagrafe canina presso i Comuni o le Unità Sanitarie locali, nonché le modalità per l’iscrizione a tale anagrafe e per il rilascio al proprietario o al detentore della sigla di riconoscimento del cane, da imprimersi mediante tatuaggio indolore.”
All’epoca per iscrivere il proprio cane era necessario infatti tatuargli con una procedura indolore una sigla, che permettesse di identificare con certezza l’animale e quindi il suo proprietario e responsabile. Tuttavia per questa procedura era necessario sedare l’animale, con possibili disagi per il cane. In aggiunta, i tatuaggi col tempo tendono a scolorire e diventare difficili da decifrare, e perciò spesso inutili.
Oggi la legge in materia è differente: con la L 18/2004, all’Art. 3 comma 3 infatti si afferma: “I proprietari ed i detentori, a qualsiasi titolo, di cani provvedono entro sessanta giorni dalla nascita di cucciolate e comunque prima della loro cessione, alla identificazione tramite microchip dei cani, ai fini della registrazione nella banca dati dell’ASL.”
Ogni proprietario quindi è obbligato ad iscrivere il proprio animale all’anagrafe canina ed a dotarlo di microchip, cioè di una piccolissima capsula di vetro biocompatibile, inserita sottopelle dietro l’orecchio sinistro del cane. All’interno della capsula si trova un codice numerico composto da 15 cifre, che permette l’identificazione immediata di cane e proprietario in caso di smarrimento. Completata la procedura, al proprietario viene rilasciato un certificato che ne attesta lo svolgimento e quindi la corretta iscrizione del cane alla banca dati. Se un cane è già identificabile tramite tatuaggio, il microchip viene inserito solo se la scritta risulta ormai illeggibile.
Se il nuovo cane viene acquisato, considerato che è vietata la vendita di cani al di sotto dei 60 giorni di vita, e che per legge gli animali devono essere registrati entro 60 giorni dalla nascita, sarà il primo proprietario a doversi occupare dell’iscrizione, mentre l’ultimo dovrà semplicemente aggiornare i dati relativi alla proprietà recandosi al Servizio Sanità Animale.
Anche i cani randagi devono venire identificati, e spetta al Comune o a coloro che li hanno trovati il compito di registrarli all’anagrafe. Contemporaneamente, chi smarrisce il proprio cane è tenuto a sporgere denuncia entro tre giorni; in caso di morte dell’animale entro due giorni, ed in caso di trasferimento regionale o variazione di proprietà i cambiamenti vanno comunicati entro 15 giorni.
La Legge Regionale n. 18/2004 all’Art. 12 prevede sanzioni per le inadempienze: “..se il cane non viene iscritto all’anagrafe il proprietario può incorrere ad una multa di un minimo di € 38,00 ad un massimo di € 232,00; chiunque acquista, vende o detiene a scopo di commercio cani non identificati è punito con multa da €77 a €464”.
In caso di mancato inserimento del microchip, la Legge Regionale n. 27/2000 all’Art.30 si incorre in una multa da € 57,00 a € 154,00, mentre in caso di rinuncia di proprietà e abbandono dell’animale la sanzione parte da un minimo di €10.322 per arrivare ad un massimo di €51.645. Infine, la soppressione non autorizzata può costare molto cara ai trasgressori: dai €1.549 ai €51.649.
Per proteggere i nostri amici e tutelarli nel miglior modo, invitiamo chiunque a rispettare le leggi in vigore, ed a denunciare prontamente scomparsa o ritiro della proprietà, in modo da ridurre il più possibile sia il randagismo che il fenomeno dell’abbandono.